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Renato Zaccheddu: nel post pandemia boom di richieste di body reshaping

Fenomeno determinato soprattutto dalle oscillazioni di peso causate da uno stile di vita più sedentario durante i lockdown.

L’affievolirsi della pandemia e delle conseguenti restrizioni e confinamenti ha avuto effetti anche sulle richieste di chirurgia estetica e sugli obiettivi che si vogliono raggiungere attraverso i diversi trattamenti.

Secondo un sondaggio nazionale eseguito su un campione di 1000 donne dall’azienda di marketing Equation Research per conto della Società Americana dei Chirurghi Plastici (ASPS), l’11% delle intervistate ha manifestato più interesse nei confronti di chirurgia e medicina estetica rispetto a prima della pandemia.

Inoltre, ben il 35% di coloro che già si erano sottoposte a interventi o procedure estetiche ha rivelato l’intenzione di spendere significativamente più tempo per sottoporsi a dei trattamenti ora che l’emergenza Covid 19 sembra essere passata. Ma in molti casi sono cambiati gli obiettivi. 

“Durante i lockdown, la necessità di passare molto più tempo in riunioni e meeting in video call, vedendo così costantemente il proprio viso in modo ravvicinato, aveva determinato il cosiddetto effetto Zoom Boom, ossia un aumento di richieste di interventi correttivi di quei difetti del proprio volto di cui è aumentata la consapevolezza”, spiega il Dottor Renato Zaccheddu, specialista in Chirurgia Estetica. “Ora che con l’affievolirsi della pandemia e l’arrivo della bella stagione le persone hanno una gran voglia di uscire e di scoprirsi, sono invece in crescita le richieste di interventi per rimodellare il proprio corpo, in particolare l’addominoplastica, nel 22% dei casi, e la liposuzione, nel 17% dei casi”.

Un fenomeno determinato soprattutto, secondo il Dottor Zaccheddu, dalle oscillazioni di peso, prevalentemente verso l’alto, causate da uno stile di vita più sedentario durante i lockdown.

“Inoltre, tale incremento nelle richieste di trattamenti è stato favorito anche dalla maggiore disponibilità economica delle persone, che durante i mesi di pandemia non hanno potuto spendere in altre attività, ad esempio viaggiare. Un altro aspetto è la maggiore flessibilità garantita dallo smart working che molti ancora stanno portando avanti, che facilita la programmazione degli interventi e il recupero post operatorio”, conclude il Dottor Zaccheddu.



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