Mobbing, amianto e mediazione penale: giuristi a confronto
Nella scenografica Sala Calcagni del Campidoglio, si è svolto il 23.10.2023 il convegno sulla "Mediazione penale come strumento risolutorio del mobbing".
Giuristi a confronto, con la presenza delle Associazioni, tra le quali l’Osservatorio Nazionale Amianto, rappresentato dal suo Presidente, Avv. Ezio Bonanni; così anche il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma (con il Presidente Avv. Paolo Nesta e con il Vice Presidente Avv. Irma Conti). Presente anche l’Avv. Mauro Mazzoni (Cassa Forense), l’On. Maria Cristina Masi (FDI). Tra i giuristi, accademici, il Prof. Giorgio Spangher,il Prof. Avv. Giuseppe Corasaniti, già Sostituto Procuratore Generale presso la Corte Suprema di Cassazione, il Prof. Avv. Roberto Borgogno (Università La Sapienza, Facoltà di Giurisprudenza), il Dott. Fabio Massimo Gallo,già Presidente reggente della Corte di Appello di Roma,il Prof. Avv. Guerrino Petillo, Segretario Generale Unistrita, oltre all’Avv. Eleonora Grimaldi, Coordinatrice della Commissione di Mediazione Penale. Ha moderato l’evento l’Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno, Presidente dell’Associazione “Verso il Futuro”.
L’evento è stato patrocinato dall’Ordine degli Avvocati di Roma, dall’Accademia Forense, e sostenuto dal “Sindacato Avvocati”, media partner il Gruppo Sole24Ore, Guida al Diritto, e organizzato dall’associazione “Verso il futuro” e dall’Osservatorio Nazionale Amianto.
Il tema del confronto: tutela civilistica o penalistica
Il mobbing, così nelle relazioni, consiste in una serie di atti reiterati, per almeno sei mesi, che lede la dignità del lavoratore [art. 2087 c.c.]. Così, nell’esordio il Presidente dell’Ordine Avv. Paolo Nesta, e così anche la Vice Presidente dell’Ordine Avv. Irma Conti che ha una specifica esperienza nella tutela delle donne vittime di violenza. Un tema, questo, ahimè molto simile a quello del mobbing e pure a quello delle vittime dell’amianto.
“La storia dell’amianto è l’esempio emblematico della sopraffazione del più debole sul più forte. Ripercorre quindi l’esperienza propria dell’Avv. Irma Conti, e per la lunghezza dei processi si può parlare di vittimizzazione secondaria, come giustamente evidenziato dall’Avv. Eleonora Grimaldi. Siamo di fronte quindi ad una concezione ricattatoria del lavoro, e al falso dilemma ‘morire di fame o morire di lavoro’. In realtà non esiste alcuna contrapposizione tra salute e lavoro, ed è per questa ragione che occorre un ruolo forte dell’Avvocatura a difesa dei più deboli” – così l’Avv. Ezio Bonanni nel corso del suo intervento. Nel corso dell’importante sessione sono intervenuti tra gli altri, il Dott. Fabio Massimo Gallo, il quale ha ritenuto che l’effettiva tutela per i casi di mobbing fosse quella interdittiva e risarcitoria. Una giustizia riparatoria, al di fuori della proliferazione delle fattispecie penali. Il Prof. Roberto Borgogno, sollecitato dal moderatore Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno, memore di un preciso confronto lo scorso 12 luglio, presso l’ordine degli Avvocati di Roma, ha invece confermato che le tutele possono essere riconducibili proprio all’accezione civilistica.
Così nel suo intervento l’Avv. Eleonora Grimaldi e allo stesso tempo quello dell'Avv. Guerrino Petillo. L’Avv. Giuseppe Corasaniti ha al tempo stesso confermato che proprio l’accezione civilistica è quella che può permettere un pronto ristoro. Infatti, proprio il profilo penale renderebbe difficoltoso assolvere all’onere della prova ogni ragionevole dubbio, mentre invece in sede civile la prova è a carico del datore di lavoro, circa l’esatto adempimento.
Il Prof. Giorgio Spangher ha invece fornito una diversa soluzione: per i casi più gravi ove si manifesta un danno alla salute, è necessario poter agire con la tutela penale. “il penale fa paura. Non si può non rispettare la salute e la dignità della persona umana”, così il giurista che ha fatto riferimento all’effetto dissuasivo della sanzione penale.
Mobbing, infortuni sul lavoro e malattie professionali.
Quello del mobbing è un tema ancora dibattuto. La tutela della salute nei luoghi di lavoro è un problema molto serio richiamato anche dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. Così, all’indomani della strage sui binari di Brandizzo, con la morte di cinque operai, fu proprio il Capo dello Stato a richiamare l’inaccettabilità di queste morti. Si chiamano morti bianche ma non hanno nulla del candore del bianco.
“Abbiamo promosso questo convegno per affrontare una tematica sociale rilevante, non solo a tutela del diritto al lavoro, principio costituzionale inviolabile – spiega il presidente di "Verso il futuro”, l’avvocato Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno -, ma anche in riferimento a contesti lavorativi dove l’altro fondamentale diritto costituzionale alla salute viene compromesso, per esempio dalla presenza di agenti cancerogeni come l’amianto all’interno delle sedi lavorative”.
Non a caso durante il confronto è emerso anche il caso emblematico dell’Ilva di Taranto, sede in cui sono stati denunciati casi di mobbing subiti da lavoratori che hanno denunciato il pericolo di esposizione all’amianto, divenendo quindi l’esempio del tragico dilemma: morire di fame o di morire di lavoro?
“C’è una vera e propria epidemia nella città di Taranto, dove i casi di mesotelioma sono il 400% in più di quelli ordinari e i casi di cancro il 300% in più – così Bonanni, nel suo intervento -. La politica e le istituzioni non possono delegare alla magistratura di agire quando già c’è la strage o la lesione dell’ambiente. Per questo è importante rivendicare il ruolo fondamentale dell’avvocatura, che si fa etico e morale e propositivo della tutela della salute e dell’ambiente. Il ruolo dell’avvocatura emerge proprio sulla difesa dei più deboli”.
Questo dibattito ha visto disquisire due diverse scuole di pensiero, una che vorrebbe inquadrare il mobbing come un reato e l’altra che lo identifica come un illecito civile.
“Il lavoratore che subisce mobbing quale strada deve intraprendere per difendersi? Fino ad ora la soluzione è stata tutelarsi dentro le aule giudiziarie – spiega l’avvocato Nesta -. Però instaurare un processo non è cosa semplice, sia dal punto di vista economico sia da quello psicologico. Assume quindi importanza la mediazione. A seguito di una sentenza c’è un vincitore e colui che perde. Con la mediazione, invece, vincono entrambi, seppur rinunciando a qualcosa. Ecco qui il ruolo fondamentale della mediazione, soprattutto penale. La mediazione penale è l’espressione più sublime della mediazione perché finalizzata ad avvicinare il responsabile del reo alla parte offesa tramite un mediatore imparziale. Ciò è importante perché risolvere in maniera pacifica un conflitto tra due persone rientra tra i principi di solidarietà previsti dall’articolo 2 della nostra Costituzione”.
L’importanza della mediazione è ribadita anche da l’avvocatessa Irma Conti. “La mediazione penale non serve solo a risolvere i conflitti ma anche per ridurre la recidiva – aggiunge Conti -. Dobbiamo dare risposte certe e immediate a chi ricorrere agli strumenti della giustizia e la mediazione è un ottimo strumento per rispondere a questa esigenza, senza ingolfare i nostri già affollati tribunali”.