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Vittoria giuridica per il diritto alla vita

Corte di Appello di Roma concede il prepensionamento a un sopravvissuto all’amianto.

Placche pleuriche e fibrosi polmonare. Sono queste patologie amianto correlate, infiammatorie, della pleura e dei polmoni. Costringono il petto e limitano la respirazione ma non sono ancora cancro. Ne sa qualcosa Giancarlo Musilli, un ex dipendente ATAC dell’Officina deposito di Osteria del Curato (Roma), che ha lavorato per sette anni (dal 1982 al 1989) come conducente di linea e altri ventisette come macchinista della Metro A.

Si potrebbe obiettare che un semplice macchinista o anche un manutentore come può essere esposto all’amianto ancora fino al 2016?

L’amianto è stato bandito in Italia con la L. 257/92, che però contiene delle falle, come più volte evidenziato dall’Avv. Ezio Bonanni.

Infatti, il Presidente dell’ONA ha più volte segnalato che le esposizioni ad amianto dei lavoratori, come dei cittadini, non sono venute meno per effetto della norma di legge, che vieta l’esposizione ad amianto. Esiste un contrasto tra il dato normativo e la realtà, la tragica realtà, di malattie e di morte ancora per amianto.corte di appello, sopravvissuto,

Ne sanno qualcosa i cittadini di Casale Monferrato, lo stabilimento Eternit, che è stato lì impiantato e condotto dalla famiglia Schmidheiny, è stato chiuso nel 1986. Gli operai che ivi vi hanno lavorato sono tutti deceduti per malattie amianto correlate, che non hanno risparmiato neanche i familiari di questi sventurati.

Infatti, proprio il Piemonte, come la Liguria e la Lombardia, luoghi nei quali si è fatto più uso dell’amianto, guidano la drammatica statistica dell’epidemia di malattie asbesto correlate. In Liguria, a Genova, come a La Spezia, in Lombardia, a Milano come a Pavia, e così in tutte le altre province e regioni d’Italia, l’amianto continua ad uccidere. Chi nega è sempre e soltanto l’INAIL.

Il caso del Sig. Giancarlo Musilli si caratterizza per la novità della giurisprudenza. Infatti, per i conduttori della metropolitana, piuttosto che per i macchinisti, fino ad ora era negato il rischio amianto, come capacità di creare malattia e morte. Ci sono precedenti specifici per l’ATAC di Roma. Sempre grazie all’Osservatorio Nazionale Amianto, e alla caparbia azione dell’Avv. Ezio Bonanni, sono stati raggiunti significativi risultati.

Oltre ai casi già passati in giudicato (v. caso Cecchini, con Co.Tra.l condannata al risarcimento del danno, ormai in via definitiva), anche il caso Pennacchietti è stato ribaltato in Cassazione.

Quindi l’azione di tutela dell’ONA prosegue, chiedendo la bonifica, la sorveglianza sanitaria di coloro che sono stati esposti alla fibra killer e che potrebbero morire se la diagnosi è in ritardo. Per questi motivi l’ONA, anche per quanto riguarda le aziende del sud e nord Italia, comprese quelle della Liguria, del Piemonte e della Lombardia, ha chiesto di sottoporre i lavoratori a rischio ai controlli sanitari.

Nel caso del Sig. Musilli, per fortuna l’amianto non ha ancora determinato l’insorgenza del cancro del polmone e del mesotelioma, che come si sa sono quasi sempre diagnosi con esito mortale. Per il cancro del polmone, se preso in tempo, è possibile effettuare l’operazione chirurgica presso gli ospedali pubblici della sanità nazionale, che è tra le più efficienti nel settore.

È eccellente la chirurgia toracica del Policlinico di Roma, in particolare il Prof. Filippo Lococo, e lo stesso Prof. Stefano Margaritora.

Questi ultimi applicano la tecnica chirurgica già utilizzata dal Prof. Marcello Migliore, mininvasiva e con chemioterapia ad elevata temperatura, che aggredisce le cellule tumorali, anche in caso di mesotelioma.

Fu proprio il Prof. Marcello Migliore, componente del Comitato Tecnico Scientifico dell’ONA, a inaugurare questa tecnica qui in Italia.

Il Sig. Musilli Giancarlo è ora sottoposto al sostegno sanitario dei medici volontari ONA per tutela lavoratori vittime amianto.

Si spera e ci si augura che queste malattie non evolvano nel cancro e che quindi il lavoratore possa, ora che è in prepensionamento, arrestare l’evoluzione ingravescente delle malattie asbesto correlate.

Ci si può rivolgere all’ONA tramite il numero verde 800 034 294, oppure scrivendo direttamente attraverso il sito internet ufficiale dell’Osservatorio Nazionale Amianto, in questo modo è possibile avere intanto dei consigli, e anche una seconda opinione in caso di malattia, sempre in collaborazione con il SSN.

Le attività dell’ONA non sostituiscono il rapporto del paziente con il medico curante e con quelli ospedalieri, ma sono di supporto, e in ogni caso vi è piena collaborazione dell’ONA con la Sanità Pubblica.

In ogni caso è rilevante anche la tutela legale dei diritti, che è assicurata sempre attraverso il numero verde gratuito.

Nel corso della sua carriera, l’uomo è sempre stato esposto alle pericolose fibre dell’amianto presenti nei mezzi di trasporto, nei rotabili dei convogli della metropolitana, nelle parti meccaniche, quali guarnizioni e ferodi dei freni e frizioni, piuttosto che nelle coibentazioni.

Grazie a questa sentenza “storica”, lINPS è stata obbligata a riconoscere i benefici contributivi legati all’amianto e l’aumento della pensione, con una maggiorazione del 50%, fino alla data in cui l’operaio è andato in pensione.

Nonostante luomo abbia avuto la fortuna di sopravvivere all’esposizione all’amianto, non si può ignorare il prezzo che Musilli ha dovuto pagare. Le “placche pleuriche e le fibrosi polmonari diffuse” sono un’evidente testimonianza degli effetti nefasti di questo patogeno mortale.

La strada verso il riconoscimento dei danni da amianto non è stata facile per Musilli. LINAIL aveva inizialmente respinto la richiesta di riconoscimento della malattia professionale legata appunto all’esposizione minerale (tecnopatia), così come era stato respinto il successivo ricorso amministrativo. 

Grazie all’azione legale dell’Osservatorio Nazionale Amianto, presieduto dall’Avv. Ezio Bonanni, nel 2021 il Tribunale di Roma, ha parzialmente accolto le istanze di Musilli. L’ente è stato Condannato al pagamento dell’indennizzo, ma l’INPS non aveva ancora riconosciuto il prepensionamento.

Per tali motivi, l’avv. Ezio Bonanni è stato costretto ad avviare ulteriore azione legale che ha portato alla recente vittoria legale.

Vale la pena ricordare che il lavoratore, così come appurato dalla Corte di Appello a seguito delle perizie del CTU, ha prestato servizio senza che l’azienda fornisse alcun dispositivo di prevenzione amianto e di protezione individuale, quali mascherine e tute monouso. Gli ambienti contaminati da polveri e fibre di amianto, compresi quelli della cabina, sono stati teatro di unindifferenza che ha causato danni irreparabili alla salute dei lavoratori.

La decisione del Tribunale di Roma non è solo un trionfo per l’operaio, ma segna un importante precedente per tutti coloro che, come Musilli, hanno rischiato la salute per svolgere il proprio lavoro.

Importante sottolineare che le conseguenze della presenza di amianto in ATAC sono emerse con la comparsa di forme tumorali maligne come il mesotelioma pleurico e altre patologie asbesto correlate, in altri dipendenti che hanno avuto un contatto, anche non prolungato, con le fibre tossiche.

La sentenza non restituirà la salute perduta, ma è un passo avanti verso il riconoscimento dei diritti e della dignità di coloro che hanno sofferto a causa di questa sostanza letale.

Nessuno dovrebbe infatti sacrificare la propria salute sul luogo di lavoro e quando ciò accade, la legge dovrebbe essere dalla parte di coloro che hanno subito danni irreparabili.

 «Giancarlo Musilli ha finalmente ottenuto una “parziale” giustizia che ha riconosciuto i suoi diritti ma che non potrà di certo porre rimedio alla sua sofferenza fisica» - dichiara il presidente ONA Bonanni- «la mia amarezza è che ancora oggi molti altri impiegati in vari comparti continuano a trovarsi di fronte a un bivio: “scegliere di morire di fame o di lavoro”. È uningiustizia che continua a mietere vittime, un monito che rimane irrisolto nonostante le sentenze, perché il costo umano è sempre più alto di fronte alla mancanza di responsabilità e protezione sul luogo di lavoro».

 

Fonte: ONA

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