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L’elettricità corre sull’amianto: condannata l’ENEL

La multinazionale dell’energia condannata a risarcire la famiglia di un operaio vittima di mesotelioma.

Il Tribunale Ordinario di Roma - Sezione Lavoro ha accolto le richieste dell’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’ONA, e legale dei familiari della vittima. “Franco Galantini, per una vita dipendente dell’ENEL, ha lavorato nella centrale di Gualdo Cattaneo, in provincia di Perugia. È morto di mesotelioma, Franco, voleva vivere, per lui, per le figlie e per i nipoti. Amava la vita. La sua morte fu atroce. Ricevuta la diagnosi di mesotelioma nell’Ottobre del 2017, ha subito la lunga tragica agonia, fino alla morte (07.06.2018). L’ENEL ha rifiutato il risarcimento, dichiarandosi estranea ai fatti, rendendo necessaria una lunga battaglia giudiziaria intrapresa dalla famiglia, con il sostegno dell’Osservatorio Nazionale Amianto”,così dichiara l’Avv. Ezio Bonanni.

La sentenza del Tribunale di Roma che ha restituito la giustizia, postuma, all’operaio caduto per l’amianto, ha attribuito anche un risarcimento di quasi 130mila euro, in favore degli eredi. I familiari hanno intrapreso anche la causa per il risarcimento dei danni da lutto, che è ancora in corso presso il Tribunale di Roma.

L’operaio è deceduto nel 2018 (all’età di 72 anni) a causa di un mesotelioma pleurico epiteloide maligno, una forma maligna di cancro derivante dall’esposizione professionale all’asbesto, che colpisce specificamente le cellule epiteliali.

L’Ente Nazionale per l'Energia Elettrica aveva negato, anche in sede giudiziaria, qualsiasi nesso causale tra l’esposizione al patogeno e lo sviluppo della malattia. Arrivando persino a smentire che l’uomo fosse venuto a contatto con la fibra killer.

L’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), difensore della famiglia Galantini, ha tuttavia dimostrato il contrario, attribuendo alla nota società anche la violazione degli obblighi relativi alla sicurezza sul lavoro, la cui condotta attesta “negligenza, imprudenza e imperizia”.

Franco Galantini, nato a Gualdo Tadino, in provincia di Perugia, aveva prestato servizio presso la centrale ENEL di Gualdo Cattaneo (PG) dal 1967 al 2000, lavorando come manutentore di officina meccanica e incaricato della manutenzione delle linee elettriche.

Nello specifico, si occupava di riparare e rimuovere sagome in lamiera e operare su tubi, valvole e altri elementi contenenti amianto, che, per via delle elevatissime temperature, spesso si sfaldavano, rilasciando nell’aria le fibre letali.

Nelle centrali termoelettriche ENEL, l’amianto era onnipresente: utilizzato nelle coibentazioni e come isolante termico in grado di evitare la dispersione di calore e mantenere in funzione le apparecchiature. Tubazioni, caldaie, turbine e pompe di calore erano altresì intrise di questo materiale. Durante le riparazioni, le pericolose fibre si diffondevano ovunque, un dettaglio confermato anche dal VII rapporto ReNaM, che evidenzia l’alta incidenza di mesotelioma tra caldaisti ed elettricisti dell’ENEL.

Fino al 1990 Franco Galantini e gli altri operai non disponevano di adeguate misure di protezione individuale, come mascherine altamente filtranti contro polveri di silice e amianto. Peggio ancora, il manutentore non era a conoscenza della presenza delle fibre nocive e del loro impatto sulla salute. In aggiunta, durante le pause pranzo, l’uomo consumava i pasti nel cantiere e riportava a casa indumenti contaminati di amianto, mettendo a rischio anche la salute dei suoi familiari. Utile ricordare che le microscopiche fibre d’amianto, penetranti e letali, rimangono intrappolate nei vestiti, così come nei capelli, contaminando pertanto l’ambiente domestico.

Nel 2016, Franco aveva manifestato i primi sintomi della malattia, diagnosticata inizialmente come “versamento pleurico”. Nel 2017, arriva invece la terribile conferma di mesotelioma, male che, nonostante il trattamento chemioterapico, lo porta alla morte otto mesi dopo in un doloroso epilogo di sofferenze.

Quanto alla bonifica, essa è avvenuta tardivamente. Ad accertarlo non solo il CTU, che evidenzia come fino al 2020, nonostante la messa al bando con legge 257/92, l’amianto fosse ancora presente nella centrale, ma anche la certificazione del verificatore ambientale RINA service S.p.A relativa alla suddetta unità produttiva ENEL, secondo cui nel 2019 “sono state prodotte e temporaneamente stoccate diverse quantità di rifiuti speciali” tra cui appunto il famigerato asbesto.

L’epilogo giudiziario ha la sua decisiva importanza perché rende giustizia per chi, come Franco Galantini, ha avuto fiducia nell’ENEL, come azienda di Stato, che invece ha usato l’amianto di cui conosceva la lesività per la salute. Sono state violate tutte le regole cautelari, omessa l’informazione e la formazione, la prevenzione tecnica (aspirazione delle polveri, confinamento, etc.) e di protezione individuale (maschere protettive). Questo è un dato fondamentale per affermare la responsabilità dell’ENEL e di tutti quei datori di lavoro che hanno provocato le morti di amianto.

L’Osservatorio Nazionale Amianto è impegnato nella tutela dei lavoratori esposti, vittime, e dei loro familiari. L’azione dell’ONA, come associazione di categoria, esponenziale e rappresentativa, mira ad ottenere prima di tutto la prevenzione primaria con la bonifica. La triste vicenda di Franco Galantini dimostra come la tutela giudiziale post mortem non restituisce la vita e la salute. La morte per amianto uccide la vittima, ma non solo. Sono vittime anche i familiari, si pensi alla vedova e agli orfani, la cui vita è rimasta sconvolta già alla diagnosi. L’ONA da sempre si batte contro i ritardi nella bonifica e fa opera di sensibilizzazione dei datori di lavoro sul fatto che provocare la morte dei dipendenti determina un vero e proprio disastro, inaccettabile. In alcuni casi, come Casale Monferrato, la morte riguarda indistintamente lavoratori e cittadini che mai hanno messo piede nello stabilimento Eternit. Le fibre sono state trasportate dal vento, all’interno della piccola città: lo stabilimento era nell’interno dell’abitato. Quindi l’amianto è un problema collettivo e di responsabilità. L’ENEL continua a perseguire la teoria negazionista, e in ogni occasione attende la condanna giudiziale. Questo aspetto non è condivisibile, ed è contrastato dall’Osservatorio Nazionale Amianto e dal suo presidente l’Avv. Ezio Bonanni.

Lo sportello Online ONA può essere raggiunto contattando telefonicamente l’associazione al numero verde 800 034 294.

Fonte: Osservatorio Nazionale Amianto

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