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Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori (GOL) e formazione

Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, quale ruolo per i Fondi Interprofessionali? L'opinione di Egidio Sangue, direttore FondItalia    

In partenza GOL – acronimo di Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori – l’ingente piano messo a punto dal governo, nell’ambito della legge di Bilancio 2021, per il rilancio delle politiche attive per il lavoro, che potrà contare su un finanziamento complessivo di 4,9 miliardi di euro tra fondi previsti dal PNRR e del React-EU.

Tra i principali obiettivi della misura: presa in carico, profilazione, formazione e ricollocazione di almeno 3 milioni di persone tra disoccupati e lavoratori in transizione occupazionale entro il 2025, di cui il 75% almeno donne, disoccupati di lunga durata, persone con disabilità, giovani under 30, lavoratori over 55. 

La misura prevede, inoltre, almeno 800 mila le persone coinvolte in attività di formazione, di cui almeno 300 mila in percorsi di rafforzamento delle proprie competenze digitali.

Siamo molto contenti che finalmente si stia lavorando per la concretizzazione di un sistema di politiche attive per il lavoro, come da tempo sollecitato dal nostro Fondo. Un sistema capace di fare rete ed in virtù di questa abilità, in grado di intercettare la domanda, animare lo sviluppo territoriale, orientare, formare ed incrementare le competenze professionali delle persone per favorire l’incontro domanda – offerta” - ha dichiarato Egidio Sangue, direttore di FondItalia, il Fondo Interprofessionale promossa da UGL e FederTerziario.

Ancora di più ci soddisfa quella che è stata definita dallo stesso Raffaele Tamborra, commissario straordinario di Anpal, la minirivoluzione di Gol ossia il considerare inscindibili il tema delle politiche attive dalla formazione, con l’attivazione di percorsi formativi mirati ad aumentare le opportunità di ricollocamento per i lavoratori, soprattutto per quelli considerati più a rischio perché non in possesso di competenze adeguate all’attuale mercato del lavoro o non allineate con i profili professionali richiesti.

Il Programma, che prevede il forte coinvolgimento di imprese e territori anche per l’identificazione dei fabbisogni formativi dei lavoratori in rapporto alla richiesta delle imprese e la definizione di percorsi formativi di aggiornamento, riqualificazione, lavoro e inclusione, non prevede ad oggi il coinvolgimento dei Fondi Interprofessionali.

“L’evidenza, ad oggi, del mancato coinvolgimento dei Fondi Interprofessionali nella operazione di costruzione di sistema per le politiche attive per il lavoro lascia molto perplessi” – ha aggiunto Sangue.

“I Fondi Interprofessionali rappresentano già da molti anni, il sistema di regolazione e gestione della formazione continua nazionale, allo scopo di prevenire l’obsolescenza delle competenze, soprattutto tra i lavoratori meno scolarizzati, e sostenere l’innovazione a favore della competitività delle imprese e dell’occupabilità dei lavoratori. Sarebbe una grossa perdita per il sistema non avvalersi dell’esperienza sul tema così vasta e così virtuosa maturata – e ampiamente dimostrata - dai Fondi”

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