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Teletrade: effetti Brexit su export Made in Italy

Le esportazioni Made in Italy nel Regno Unito, complice la Brexit e la pandemia Covid, sono crollate del 38,3%. Inevitabile il calo della domanda in Europa.

Sono trascorsi non meno di tre mesi da quando il Regno Unito è uscito definitivamente dal Mercato Unico Europeo e dall’Unione Doganale; l’accordo siglato in extremis alla vigilia di Natale del 2020 tra Londra e Bruxelles certamente ha evitato scenari peggiori o, per dirla come gli anglosassoni, uno scenario “cliff-edge”; ma non ha evitato i tanti problemi  che si stanno verificando dalle prime settimane del mese di marzo, ed in particolare negli scambi commerciali tra i due blocchi. Su questo fronte, il 12 marzo l’Ufficio Statistico Nazionale, ha diffuso i numeri del commercio internazionale del Regno Unito per il mese di gennaio 2021. Il dato che emerge è il 40,7% in meno delle esportazioni UK nei confronti dell'UE su base mensile (rispetto a dicembre 2020), di pari passo con una contrazione che ammonta al 28,8% dell'import dal resto dell'UE.  A far crollare l’export britannico ci ha pensato la Germania, con il 56,2% degli acquisti in meno, per un totale di 2 miliardi.

Bisogna considerare che la colpa del calo nell’import – export, non è da attribuire solo alla Brexit, ma anche al fattore legato al Covid-19, che reca con sé un inevitabile calo della domanda in Europa, sulla scia anche della chiusura di ristoranti, hotel e altri punti di ristoro; nell'agroalimentare lo scotto maggiore è stata soprattutto l’export italiano, sottolinea l'analista Finanziario di TeleTrade Giancarlo Della Pietà.

A partire dal mese di gennaio di quest’anno, nonostante i consumatori stranieri non abbiano comunque voluto rinunciare ai prodotti tipici e tradizionali enogastronomici italiani, che anzi hanno mostrato una grande capacità di attrazione nonostante le difficoltà degli operatori e della situazione economica italiana, è stato registrato un calo record del 38,3% delle esportazioni di prodotti Made in Italy nel Regno Unito, dovuto in particolare agli ostacoli burocratici ed amministrativi che bloccano gli scambi commerciali e, in particolare, i ritardi nel passaggio delle dogane dovute alle tensioni alle frontiere mettono a rischio la genuinità di prodotti reperibili come gli alimentari.

Secondo un’attenta analisi della Coldiretti, i prodotti Made in Italy del settore agroalimentare ed enogastronomico, potrebbero perdere una grossa fetta di mercato verso il Regno Unito, stimata intorno ai 3,4 miliardi di euro rispetto all’anno precedente, tale da incidere negativamente sulla percentuale detenuta dai vari partner commerciali europei e non, alla quale al momento l’Italia detiene il quarto posto dopo la Germania, la Francia e gli Stati Uniti.

Oltre ai prodotti agroalimentari ed enogastronomici, i quali rappresentano la fetta più cospicua esportata nel Regno Unito, rientrano in maniera meno incisiva anche i mezzi di trasporto, l’abbigliamento, macchinari e i metalli.

Ritornando al settore agroalimentare, dopo vini e spumanti, troviamo altri prodotti più di nicchia che riguardano soprattutto la cucina mediterranea, ed in particolare i pomodori, la pasta, formaggi, salumi, olio d’oliva, ed infine grana padano e parmigiano reggiano. Oltre alla deperibilità della maggior parte di questi prodotti, altri problemi sono riscontrati durante le procedure doganali per adempiere a tutti i controlli burocratici richiesti che non fanno altro che aumentare sia i costi di trasporto.

Nonostante i tanti problemi legati all’import – export, tra l’Unione Europea ed il Regno Unito, gli esperti di settore sostengono che è ancora presto per trarre conclusioni, e a fronte di ciò è giocoforza premettere che di solito i primi mesi dell’anno non sono mai molti significativi - e a maggior ragione non lo sono in un contesto come quello del 2020 e dei primi mesi del 2021, caratterizzato contemporaneamente sia dalla Brexit che dal Covid. Gli esperti, evidenziano che nel confronto tra gennaio 2021 e gennaio 2020, la flessione delle importazioni dall’Italia di prodotti alimentari e bevande (-17,7%) e dei prodotti agricoli (-16,8%) è stata sensibilmente inferiore a quella registrata per il totale merci dall’Italia (-41,4%). Insomma dall’analisi, rispetto al mese di gennaio dello scorso anno, emerge un cauto ottimismo, che tra l’altro viene rinfrancato anche dai dati relativi alle performance ottenute nell’anno appena concluso nonostante un calo delle vendite nel comparto delle bevande, tra il 2019 e il 2020 le importazioni dall’Italia nel Regno Unito di prodotti del settore agroalimentare sono complessivamente cresciute dello 0,8%. Inoltre, questo dato appare particolarmente significativo se si pensa che il totale delle importazioni nel 2020 è sceso di oltre il 15%. Non dimentichiamo inoltre che nel corso dello scorso anno si è registrato un notevole calo dei consumi del settore, in parte attribuibile alla sospensione e chiusura del settore Horeca (bar e ristoranti) e Hospitality (alberghi) che ha interessato tutti i Paesi del mondo, senza eccezione per il Regno Unito, mèta di turismo, lavoro e studio. E questo fenomeno in UK ha impattato, per esempio, sul calo degli acquisti di vino italiano (12,6%), per i quali peraltro il 2019 era stato un anno di massimo splendore.

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Articolo a cura di TeleTrade

 

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