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Rapporto Banca-PMI in era Covid

Con i risultati disastrosi e il calo vertiginoso dei fatturati a causa del Covid, le banche su quali presupposti erogheranno ulteriore credito? Cosa potrebbe accadere nel caso in cui la moratoria in scadenza al 30 di giugno non venisse prorogata?

La quasi totalità delle imprese ha subito perdite nel 2020 che oscillano dal 30% al 90% rispetto al fatturato 2019. Per non soccombere si sono affidate al proprio coraggio, ricorrendo prontamente al debito bancario che, grazie alla garanzia dello Stato, sono riuscite ad ottenere. 

Tutto questo sperando di vedere una luce e immaginare un dopo. A distanza di un anno le imprese che sono state costrette, per la sicurezza nazionale, a chiudere o a lavorare parzialmente, si ritrovano punto e a capo! Avranno obbligatoriamente bisogno di ricorrere ad ulteriore credito bancario.

Ne abbiamo parlato con Andrea Ferretti, economista e docente all’Università di Verona e all’Innovation Academy di Trentino Sviluppo, intervistato dal nostro direttore Massimo Maria Amorosini per aiutarci a spiegare su quali presupposti le banche potranno erogare ulteriore credito. Link della videointervista.

"Le banche erogano il loro credito anche in base ad un sistema di rating interno previsto ed approvato dalla vigilanza. Il rating che la banca fa su una singola impresa prende le informazioni dai bilanci, da una centrale rischi e da quello che viene definito l'andamentale interno, ovvero il rapporto quotidiano banca impresa, lo sconfinamento, l'utilizzo dei fidi, e via dicendo.

Per una piccola impresa l'aspetto dell'andamentale interno può incidere fino ad un 70% nella formazione del proprio rating, ed è qui che dobbiamo porre la nostra attenzione. 

Gli algoritmi dei rating non sono modificabili perchè frutto di studi e approvazione della vigilanza ma, all'interno dei corridoi creati dal sistema dei rating, il rapporto banca e impresa durante una emergenza, come quella attuale, deve mettere un pò più da parte il freddo numeretto del rating e dare più spazio alla valutazione dell'uomo.

Durante una pandemia come quella che stiamo vivendo deve cambiare l'atteggiamento della banca che deve supportare le aziende ritenute ancora valide ma in difficoltà per il covid, fino aslla fine dell'emergenza. In altre parole una vera e propria metamorfosi del rapporto banca-impresa durante la pandemia."

La Legge di Bilancio ha previsto l’estensione al 30 giugno 2021 del termine della moratoria introdotta dall'articolo 56 del Decreto Cura Italia già prorogata, con l'art. 65 del Decreto agosto, al 31 gennaio 2021 e per le imprese del settore turistico fino al 31 marzo 2021. La moratoria ha disposto la sospensione del pagamento in linea capitale e interessi (oppure, su richiesta del debitore, soltanto per la quota capitale) delle rate dei finanziamenti e ha limitato il diritto di revoca da parte della banca dei fidi di cassa a revoca e dei fidi per smobilizzo dei crediti a revoca. Abbiamo chiesto a Ferretti cosa potrebbe accadere se la moratoria in scadenza al 30 di giugno non venisse prorogata?

"Abbiamo concesso 300 miliardi di moratoria a 2 milioni e 700mila posizioni, parliamo quindi di cifre sicuramente importanti e il problema è che queste moratorie, già concesse da tempo, adesso iniziano a scadere e tra marzo e giugno scadranno tutta una serie di moratorie. 

Il Governo dovrà necessariamente intervenire per rinnovare queste moratorie, perchè in caso contrario la banca potrà fare soltanto due cose ovvero il chiedere l'immediato pagamento delle rate o procedere alla messa in sofferenza del cliente già penalizzato per le chiusure e limitazioni imposte dal Governo per il contenimento dei rischi contagi covid.

Chiaro che le misure di cui parliamo dovranno essere prorogate e non dubito che questo verrà fatto. 

Allo stesso tempo se abbiamo delineato il problema sul fronte interno, dobbiamo analizzarlo anche sul fronte esterno, quello della vigilanza dell'EBA, l'European Banking Authority, che detta le regole cui le banche devono attenersi.

In questo delicato momento l'EBA sta avendo un approccio più soft sul tema delle moratorie, dando alle banche la possibilità di essere meno rigorose nell'applicazione delle regole congelando le posizioni critiche in attesa di rivederle dopo il superamento dell'emergenza.

Laddove non fosse confermato questo tipo di approccio dell'EBA, ci troveremmo di fronte ad un rinnovo delle moratorie da parte del Governo ma allo stesso tempo con le banche che da una parte rinnovano la moratoria ma dall'altra sono costrette a seguire le indicazioni e quindi segnalare le criticità con conseguenti gravi difficoltà successive per l'operatività delle imprese."

 

 

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