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Paola Cavallero: riapertura settore turistico

La riapertura e il pressing del turismo: quali sono le priorità d’azione per il sistema nazionale? Quali nuove competenze tecniche e soft skills servono per la ripresa e ripartenza degli operatori del settore turistico?

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge che introduce misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento delle diffusione dell’epidemia.

Nei giorni scorsi, parlando del road map graduale, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha chiarito come la decisione presa dal governo di procedere con le riaperture dal 26 aprile, che incontra le aspettative dei cittadini offrendo un segnale di fiducia e un cronoprogramma per il graduale ritorno alla normalità, si fonda sulla premessa che quei provvedimenti che governano il comportamento nelle attività interessate siano osservati scrupolosamente (mascherine e distanziamento), in questo modo, “il rischio calcolato si trasforma in una opportunità per l’economia e la nostra vita sociale”.

La Ministra per gli Affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, in un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato che le riaperture sono “una vittoria di chi ha voluto un governo che superasse le fratture tradizionali”: in queste settimane di restrizioni “abbiamo conquistato degli spazi di libertà, da gestire con grande prudenza” tenendo sempre ben presenti dati sui contagiati e vaccinazioni.  

Ma il 26 aprile “non è il liberi tutti perché le riaperture dovranno essere graduali e in sicurezza, non possiamo permetterci errori. La differenza la faranno i comportamenti”.

Se queste sono le premesse, prevedere degli scenari è quantomeno rischioso perché la variabile che determinerà la ripresa nel turismo, cioè il tempo, non è facilmente controllabile.

Occorrerà comprendere quali possibilità di movimento ci verranno consentite, quando e dove sarà possibile tornare a muoversi e, soprattutto, quali misure verranno adottate per garantire la sicurezza dei viaggiatori.

Ad oggi si possono fare supposizioni e sperare che si possa presto tornare a muoversi, ma non abbiamo certezze.

E, in fondo, questa non è una priorità: è un pensiero felice a cui ci appigliamo per evadere ed esorcizzare la realtà che tutti stiamo vivendo da un anno a questa parte, ma non possiamo permetterci proprio ora di allentare la guardia.

Nei prossimi mesi la “cartina dei viaggi” sarà disegnata dalle normative che entreranno in vigore sia per lo spostamento libero all’interno della nostra penisola – nel rispetto dei protocolli sanitari (dispositivi di protezione individuale, corretto distanziamento ) indispensabili per la tutela primaria della salute e per non vanificare tutti i sacrifici fatti sinora – che per i viaggi all’estero, dipendendo questi ultimi non solo da quello che sarà concesso dal nostro governo ma anche da ciò che decideranno gli altri Stati a fronte di una situazione in continua evoluzione.    

Quando la riapertura del settore turistico ?

Per il Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, il 2 giugno potrebbe essere la possibile data per  le riaperture del settore turistico in Italia ma, ha aggiunto, “non si può programmare dopo. Ci sono attività che si possono aprire dall'oggi al domani come il barbiere. Altre no, come i grandi alberghi. Bisogna monitorare i dati e sulla base dei dati aprire il prima possibile. Abbiamo bisogno di programmare per essere veloci, altrimenti gli altri ci superano”. Ha chiarito che “non c'è il bianco o il nero. Dare solo segnali negativi è sbagliato perché l'economia vive anche di aspettative. Monitoriamo settimana per settimana".

Quindi, torneremo a viaggiare ? Certamente ci si muoverà, si pianificheranno viaggi ed emozioni, ognuno a modo  proprio, ma in questo momento dobbiamo affidarci alla scienza: la ripartenza dovrà essere controllata e graduale all’insegna della prudenza, della responsabilità, affrontarla quindi con energia e cuore ma con ‘testa’!

Sarà tutto come prima ?

Probabilmente no: non sarà un ritorno alla situazione ante pandemia ma una vera e propria ripartenza. Il panorama non sarà più lo stesso, ma potrà - forse - essere migliore.

Alle tante domande sul se e come cambierà il nostro modo di viaggiare ci sono poche risposte: e sappiamo bene che per l’imprenditore l’incertezza è una delle sfide più grandi da gestire e pianificare la riapertura è molto complesso.

Il turismo si riprenderà e alla riapertura sarà del tutto verosimilmente diverso da quello che abbiamo sinora conosciuto e, come in tutte le rivoluzioni, si aprirà uno scenario di trasformazioni che saprà premiare quegli attori che sapranno cogliere gli spazi di opportunità, che ci si auspica troveranno il supporto a livello politico in adeguati strumenti legislativi, normativi e finanziari.

Quale sarà lo scenario nella ripresa?

“Lavoro e dignità per tutti” era lo striscione esposto il 10 aprile in piazza Duomo ad Amalfi dagli operatori del comparto turistico che hanno protestato contemporaneamente anche a Ischia, Capri, Sorrento per denunciare le difficoltà che vive il settore.

C’è  pressing sulla previsione dell’evoluzione dei flussi turistici e sui tempi di ritorno ad una ‘normalità’: gli scenari possibili sono diversi e variabili a seconda di come si muoveranno la campagna vaccinale e le decisioni che verranno prese dalle istituzioni, regionali, nazionali ed europee (Green Pass, passaporto vaccinale pensato dall’Unione Europea).

Su un punto comunque siamo tutti d’accordo: il più grande sostegno alla ripresa economica verrà dal successo della vaccinazione di massa.

Una ripartenza non può prescindere dal piano vaccinale: prima e meglio adempiremo a questo compito, meglio e prima potremo riaprire e rilanciare quelle attività che sono state messe in ginocchio, così contemperando due diritti fondamentali, quello alla salute ed alla salvaguardia del lavoro.

E come si presentano al via gli operatori del settore turistico nazionale ?

Il comparto ha scontato e sta pagando un prezzo altissimo alla crisi per quell’onda lunga delle restrizioni imposte che ha sfiduciato, prima, e, impedito poi, i turisti di frequentare i luoghi di aggregazione e di spostarsi per potere raggiungere le mete  prescelte.

Il turismo conta molto in proprio, ma conta moltissimo nel resto dell’economia per le interconnessioni con gli altri settori (ad es logistico-infrastrutturale): ecco perché deve essere quanto prima rilanciato per far ripartire la grande macchina economica  del nostro Paese.

Non è ipotizzabile che la domanda si comporterà come prima dell’arrivo della pandemia, il settore e gli operatori turistici dovranno fare i conti con una domanda segnata, soprattutto nell’aspetto economico e nella sicurezza.

Le imprese del comparto (alberghiere, ricettive) o ad esso riconducibili (meeting, congress, events) ed integrate nelle filiere turistiche (trasporto aereo, ferroviario, marittimo), hanno registrato una grande crisi di liquidità per la mancanza quasi totale della domanda: presa consapevolezza di questi gravosi impatti, occorre mettere in atto un approccio non ideologico bensì pragmatico, per arrivare a soluzioni nell’immediato sostenibili.

Per garantire una ripresa dello sviluppo turistico, dunque, le priorità non sono unicamente le strategie di intervento immediato ma soprattutto l’attuazione di un modello di governance in grado di fungere da collettore delle esigenze dei  territori del nostro Paese e di rispondere alla domanda turistica che, post emergenza, sarà necessariamente nuova e diversa.

I cambiamenti sono una sfida e bisogna essere all’altezza: gli attori turistici e le destinazioni devono essere pronti a giocare le proprie carte sotto il profilo delle innovazioni  tecnologiche, organizzative, sociale e di prodotto in linea con i mutati tempi” e legate alla domanda, mobilità e la destinazione.

In questo momento di accelerazione della digitalizzazione impressa anche dal Covid, diventa strategica e centrale l’esigenza di governare le tendenze in atto con l’adozione di un piano puntuale, concreto, realistico, con cognizione di causa e una strategia sul che fare qui e ora; di gestire efficacemente le sfide che interesseranno la filiera e sostenere un nuovo concetto di sicurezza e sostenibilità.

Di certo la straordinarietà dell’attuale scenario e la forte accelerazione dei fenomeni già in atto impongono visione, pragmatismo, un repentino sforzo di adattamento – mentale, tecnologico, organizzativo – senza il quale una grande occasione potrebbe andare persa perché dietro ogni difficoltà si nasconde il seme dell’opportunità.

A traghettare le imprese del settore (e parliamo non solo del turismo estivo, ma anche di quello dei week-end, dei viaggi di lavoro, di quello internazionale) verso il futuro dovranno essere i processi di innovazione e trasformazione organizzativa, la digitalizzazione, il marketing, la formazione dei lavoratori del comparto, la conoscenza del protocollo di accoglienza.

Di fronte ai cambiamenti delle tre componenti del sistema turistico (domanda, mobilità e offerta) serve una nuova marcia, mutare approccio, ripensando alle modalità, con maggiore attenzione a ciò che è eco, bio, green, sicurezza dal punto di vista sanitario, tecnologico. Occorre un piano condiviso che sia il risultato di una serie di interlocuzioni con i player del turismo, dalle associazioni di categoria agli aeroporti, che sanno di turismo e possono individuare le priorità, per ripensare ai target e rendere le aziende del comparto più competitive.

Gli interventi contingenti devono essere assunti in una prospettiva non più emergenziale ma di risoluzione strutturale dei processi di trasformazione e transizione a beneficio delle imprese e degli operatori/lavoratori.

I recenti sondaggi e le analisi di mercato che si sono susseguiti di recente prevedono più sicurezza, molta staycation, molto turismo di prossimità, più etica e consapevolezza, più vacanze legate a pratiche sostenibili.

Sicuramente sarà un percorso non facile ed impegnativo, ma il DNA dell’ospitalità del nostro Paese continuerà ad essere la carta vincente con il cliente/ospite.

Come potranno le aziende e gli operatori del settore investire nei cambiamenti che dovranno fare alla riapertura?

Il mercato del turismo è estremamente complesso e molto frammentato, composto di un ampio e differenziato insieme di filiere: ha ripercussioni sull’intera economia per i rapporti di connessione e dipendenza con il business del trasporto (aereo, ferroviario, via mare), delle infrastrutture, del commercio al dettaglio, del settore agroalimentare, della cultura e dei beni culturali.

L’imperativo è salvare le imprese non solo dalla congiuntura ma con programmi di investimento lunghi per consentire di affrontare le spese per le operazioni di rinnovamento e adeguamento delle strutture ricettive e la loro messa a norma secondo le nuove normative.

Istituzioni sovranazionali, Governo ed enti territoriali possono svolgere un ruolo decisivo per creare le condizioni migliori ai fini di un supporto concreto e tangibile agli sforzi che gli operatori privati sono chiamati a compiere.

Il governo è intervenuto con ristori di quanto perduto ma non è stato sufficiente.

Gli operatori turistici, le piccole e medie aziende, per mantenersi in vita, hanno quanto mai bisogno di ricevere aiuti immediati, perché è indubbia la loro attuale carenza di liquidità, non solo per riparare il danno - se non per intero in qualche misura, ma soprattutto per incentivare la domanda.

Le strutture alberghiere e ricettive, per non parlare delle altre imprese dell’indotto turistico, sono spesso deboli sul piano finanziario, non strutturate né in grado di sostenere i necessari investimenti per essere più competitivi e maggiormente concorrenziali a fronte della caduta generalizzata degli incassi e della domanda.

E’  importante quindi un supporto economico esterno, aggiuntivo ai finanziamenti da parte di imprese e lavoratori, che acceleri la piena operatività e competitività del comparto soprattutto nella fase di ri-avvio. Per il finanziamento degli investimenti – e qui la voce è corale - la risposta non può essere solo il  credito bancario, ma forme di investimento a lungo periodo (decenni), come i bond privati garantiti da CdP.

Occorre sostenere gli investimenti nell’ottica di favorire una nuova organizzazione del lavoro al passo con le sfide e con i tempi, più flessibile, in una logica “tailor made”, che tenga conto anche di quelle che saranno le mutate  esigenze dei turisti.

Il mondo alberghiero necessita di una ristrutturazione del sistema in grado di soddisfare le nuove richieste dei turisti con un approccio più orientato “al valore/alta qualità”, parallelamente all’innalzamento degli standard di sicurezza (camere più grandi, revisione dei protocolli e degli standard interni alla sanificazione, degli standard di servizio -dal buffet al ceck-in - ristrutturazione delle sale congressuali; ingresso impetuoso delle tecnologie digitali e l’impiego dei nuovi materiali per una migliore qualità ambientale), alla valorizzazione e sviluppo dell’offerta turistica del Paese, comprese la formazione del personale.

Le imprese del settore devono poter risolvere le sfide di breve periodo e nel contempo cogliere l’opportunità di ripartire ancora più forti in una prospettiva di sostenibilità di medio-lungo termine e per fare ciò hanno bisogno: di misure di sostegno dedicate al settore dell’ospitalità sotto forma di protocolli sanitari specifici; di introdurre dei modelli basati sul rischio per la salvaguardia della salute e della sicurezza degli avventori; di incentivi finanziari, fiscali; di sostegno dei livelli occupazionali anche al fine di formare e preservare le competenze; di implementare la tecnologia digitale accelerando l’utilizzo degli strumenti digitali (self check in/out oppure di dynamic offering e pricing); di riqualificare e potenziare l’offerta turistica verso luoghi del nostro Paese meno conosciuti e frequentati, con destinazioni nuove di valore storico ed artistico; di investire nelle infrastrutture e nei trasporti per facilitare la mobilità e l’accessibilità alle destinazioni; di potenziare la formazione degli operatori verso competenze digitali; di fare investimenti in marketing e comunicazione; di costituire reti di impresa o forme aggregative analoghe per condividere investimenti e competenze specialistiche; di trasformare l’offerta verso il turismo sostenibile; di canalizzare la comunicazione delle attrattive del Made in Italy.

Andare insomma incontro a quella che sarà la domanda futura nell’area del turismo, offrire ‘prodotti’ al passo con i tempi con un approccio di ‘politica industriale’ flessibile e resiliente per rendere da un lato competitive le aziende e operatori del settore e dall’altro rilanciare e preparare i territori italiani alla ricezione dei turisti a seguito delle mutate esigenze a tutela della salute, declinandoli anche in termini di accessibilità, fruibilità, sostenibilità rendendo il nostro Paese ancora più attrattivo.

Un cambiamento quindi indispensabile a livello organizzativo, culturale e gestionale per adattare le imprese e gli operatori del comparto, un salto di qualità verso la competitività e sostenibilità, la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, vero DNA dell’Italia, che consenta di (ri)disegnare le premesse per un vero rilancio del sistema turistico italiano, con ricadute positive a lungo termine.

Perchè come recita Eraclito: “nulla è durevole quanto il cambiamento. Non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza di cambiare. Tutto fluisce, nulla resta immutato”.

 

Paola Cavallero

Senior Associate Lawyer at Mainini & Associati

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