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Da FondItalia proposte per piano Garanzia di occupabilità dei lavoratori

I fondi interprofessionali possono svolgere un ruolo primario nella ricollocazione dei lavoratori e far raggiungere i risultati previsti dal Piano GOL.

Messa a sistema di domanda e offerta di lavoro, profilazione dei lavoratori mediante la condivisione delle banche dati dei fondi interprofessionali, ricollocazione dei lavoratori sotto la spinta della transizione green e digitale promossa dall’Unione Europea con il Piano di ripresa e resilienza.

Sono solo alcuni dei temi emersi nel corso del convegno “Garanzia di occupabilità dei lavoratori (GOL) e formazione. Quale ruolo per i fondi interprofessionali?”, organizzato da FondItalia martedì 19 ottobre 2021 a Milano nella cornice di ExpoTraining, la fiera dedicata a formazione, sicurezza e lavoro.

In questo convegno organizzato da FondItalia è stato approfondito in particolare il ruolo che i Fondi Interprofessionali potrebbero avere nell’ambito del GOL, misura che ha l’obiettivo, entro il 2025, di ricollocare almeno 3 milioni di persone fra disoccupati e lavoratori in transizione. Si tratta di un’iniziativa che riguarderà per il 75% disoccupati, percettori del reddito di cittadinanza, ma anche coloro che si trovano in cassa integrazione, precari, lavoratori fragili (disabili, donne svantaggiate, giovani sotto i 30 anni, lavoratori over 55).

Con la moderazione affidata al giornalista economico Massimo Maria Amorosini sono stati protagonisti dell’evento il Presidente di FondItalia Francesco Franco, il Direttore di FondItalia Egidio Sangue, il Segretario Generale di Ugl Francesco Paolo Capone, il Presidente di FederTerziario Nicola Patrizi e il Presidente dell’Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro Lombardia Andrea Fontana.

“I fondi interprofessionali- ha detto il Presidente FondItalia Francesco Franco – sono gli unici soggetti istituzionali che hanno un rapporto continuativo con aziende, lavoratori e parti sociali e sono per questo in grado di assumere un nuovo ruolo nella ricollocazione dei lavoratori”.

I Fondi Paritetici Interprofessionali per la Formazione Continua hanno dimostrato, dal 2003 ad oggi, di essere il più importante sistema di regolazione e gestione della formazione continua nazionale. Intercettano e rispondono alle domande di formazione, cercando di prevenire l’obsolescenza delle competenze, rappresentando anche un esempio di efficienza per quanto riguarda l’amministrazione delle risorse pubbliche.

Nel ripercorrere la storia dei Fondi, ed in particolare il percorso portato avanti negli anni da FondItalia, il Direttore FondItalia Egidio Sangue ha ricordato che “nel periodo 2012-2020, il 55% delle imprese italiane ha avuto accesso al finanziamento per la formazione dei propri dipendenti grazie ai fondi interprofessionali: 5 miliardi gestiti grazie alla fiducia che le aziende hanno accordato ai Fondi. Le nostre banche dati ci permettono di conoscere in tempo reale età, titolo di studio e percorsi formativi svolti da ogni singolo lavoratore all’interno del sistema ed è per questo che rappresentano una risorsa enorme nella ricollocazione dei lavoratori, uno strumento che se utilizzato in maniera appropriata, è in grado di mettere realmente a sistema domanda e offerta di lavoro”.

In totale sintonia con la posizione di Sangue, anche il Segretario di Ugl Francesco Paolo Capone che, ricordando il finanziamento complessivo di circa 4,9 miliardi di euro tra PNRR e React-EU previsto per il GOL, nel suo intervento ha invocato maggiori risorse da destinare ai fondi interprofessionali, perché sono il luogo naturale dove si incrociano le esigenze delle imprese e la formazione dei lavoratori”. Per Capone è importante un continuo e costruttivo confronto con le parti sociali sulle politiche attive del lavoro per declinare al meglio obiettivi, misure ed interventi.

Servono persone capaci e adeguate nei luoghi decisionali della Pubblica Amministrazione, per il Presidente di FederTerziario Nicola Patrizi, in caso contrario si rischia di non cogliere le opportunità del momento. “Ci sono ancora 25 miliardi dei Fondi Strutturali 2014 – 2020 (PON e POR) da spendere entro dicembre 2023 e a questi si aggiungono i soldi del PNRR” ricorda Patrizi.

La necessità di investire sulle politiche attive per venire incontro alle reali esigenze di aziende e lavoratori è stato infine al centro dell’intervento del presidente di ANCL Lombardia Andrea Fortuna, che ha ricordato come un recente studio dell’associazione Consulenti del lavoro restituisce un’Italia fanalino di coda nelle risorse impiegate, in termini percentuali, per finanziare le politiche attive.

Posizione comune di critica tra i relatori intorno alla figura dei Navigator, al centro di mille polemiche e che continua a far discutere, così come sintonia tra mondo imprenditoriale e sindacale sul bisogno di puntare sempre più sulla collaborazione pubblico-privato nella gestione di questi strumenti di politiche attive per il lavoro. 

 



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