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Paola Cavallero: orientare le strategie aziendali verso gli SDGs

Promuovere l'innovazione e la finanza necessarie per orientare le strategie aziendali verso gli SDGs e, quindi, per generare risultati finanziari migliori e un impatto positivo duraturo sulla società e l'ambiente. L’impatto sul modello di business in termini di maggiore competitività, innovazione e valore dell’impresa.

Lo sviluppo sostenibile si è affermato come paradigma per guidare le imprese nel trasformare i rischi in opportunità. Gli Obiettivi di crescita sono importanti per le aziende in un’ottica di sviluppo sostenibile, inclusivo, equo nella consapevolezza che un giusto equilibrio tra la creazione di valore economico, tutela ambientale e responsabilità sociale va a favore delle future generazioni.

Sono una leva per agire in maniera responsabile e incisiva, ridefinire le priorità, rivedere i progetti in cui sono coinvolte e le attività core così da impattare in modo più incisivo in quegli ambiti in cui oggi si declina la sostenibilità economica, sociale e ambientale.

Il perseguimento degli SDGs rappresenta un’opportunità di sviluppare e migliorare la capacità di prevenire e gestire i rischi, di innovare il proprio modello di business, attraendo nuove e preziose risorse come le nuove generazioni, e costruire e rafforzare la fiducia dei propri stakeholder, sempre più in cerca di investimenti sostenibili.

Per le imprese è una sfida a rivedere le proprie scelte strategiche, operative, di sviluppo: per evitare, o quantomeno mitigare in maniera trasversale, gli impatti negativi e adattarsi velocemente ai continui cambiamenti devono acquisire la piena consapevolezza e integrazione degli Obiettivi legati all’ambiente, al cambiamento climatico, alle disuguaglianze all’interno delle dinamiche aziendali, in chiave strategica. Su scala globale è indubbio che sono in atto mutamenti che influenzano il modo di vivere della collettività.

La consapevolezza della necessità di adottare un approccio integrato per effettuare la transizione verso un modello di sviluppo sostenibile è forte, come altrettanto chiare sono le linee di azione necessarie per accelerare il passo sul piano economico e su alcuni aspetti sociali verso gli SDGs. 

La trasformazione economica e sociale imprenditoriale passa, dunque, attraverso l’individuazione delle possibili aree di miglioramento del proprio business anche nel mercato internazionale.

Le buone pratiche globali e italiane per lo sviluppo sostenibile

Lo sviluppo sostenibile rappresenta una sfida globale ed un’opportunità strategica per imprese, enti e organizzazioni come parti attive del sistema. 

Alle imprese, a prescindere dalla dimensione o dal settore produttivo, è richiesto di sostenere un approccio preventivo nei confronti delle sfide ambientali, di intraprendere iniziative che promuovano una maggiore responsabilità ambientale (cambiamenti climatici, l’uso efficiente delle risorse energetiche, gli acquisti verdi all’interno delle pubbliche amministrazioni, le innovazioni per prevenire e ridurre lo spreco alimentare, mobilità, risorse e rifiuti), e di incoraggiare lo sviluppo e la diffusione di tecnologie innovative che rispettino l'ambiente.

Le aziende, in altri termini, sono chiamate a dare un contributo importante nell’era della sostenibilità attraverso nuovi modelli di business etico e responsabile. L’emergenza pandemica ha minato i progressi verso gli SDGs ma ha anche reso la loro attuazione più necessaria che mai. Dal 15 al 22 gennaio nel palinsesto del Padiglione Italia per la Global Goals week di Expo Dubai, si sono svolte le iniziative intorno ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU tra i quali alimentazione, uguaglianza di genere, energie rinnovabili, istruzione per mobilitare e accelerare il cammino verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). Tra gli altri l’evento A shared sustainable recovery based on the SDGs diretto a promuovere la cultura della sostenibilità – organizzato il 18 gennaio dall’ASviS, insieme al Padiglione Italia e alla Commissione Europea (https://asvis.it/l-asvis-a-expo-dubai-per-parlare-di-ripresa-sostenibile/) – in cui si sono confrontati i rappresentanti delle istituzioni e del mondo accademico e vertici delle principali aziende italiane  con l’obiettivo di fare il punto e dialogare sulle migliori pratiche globali, nazionali e regionali per l’attuazione degli Obiettivi.

“Con gli SDG come nostro progetto di base, il 2022 può essere l'anno della svolta per una ripresa, inclusiva, equa e sostenibile in grado di accelerare la transizione necessaria per raggiungere gli obiettivi del 2030", ha affermato Amina J. Mohammed, vicesegretario generale dell’Onu.

Nel corso del suo intervento il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, ha sottolineato che “nel nuovo quadro in arrivo non solo useremo i principi della sostenibilità come elementi chiave per la pianificazione futura e per le valutazioni, ma svilupperemo anche un sistema di punteggio per valutare ogni investimento sulla base della sostenibilità". La strategia italiana verso un futuro sostenibile passa dai fondi del PNRR e della Legge di Bilancio, con i quali "in totale, avremo oltre 100 miliardi di euro in questi dieci anni per cambiare veramente il modo in cui il sistema delle infrastrutture e della mobilità viene implementato in Italia, attraverso la sostenibilità". L’obiettivo è "cambiare il corso delle nostre politiche attraverso dei cambiamenti sistemici. Prima di tutto, modificando la Costituzione", con la proposta "di cui in poche settimane avremo la decisione finale dal Parlamento, di includere nei principi fondamentali della Carta il concetto di equità intergenerazionale, che è la base dello sviluppo sostenibile (…) l'attività economica non può essere portata avanti con effetti negativi sulla salute e sull'ambiente. Questo cambierà la direzione delle future politiche".

Modifica che non si è fatta attendere.

La tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi fondamentali della Costituzione

Lo scorso 8 febbraio il Parlamento ha approvato la proposta di legge costituzionale che inserisce la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi fra i principi fondamentali della Costituzione modificando gli artt. 9 (“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni. la legge dello stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”) e 41 (“L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all'ambiente. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”).

Penso che sia una giornata epocale. È giusto che la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi diventi un valore fondante della nostra Repubblica, è un passaggio imprescindibile per un Paese come l’Italia che sta affrontando la propria transizione ecologica. Per le azioni che facciamo oggi e per le conseguenze che ci saranno in futuro sulle prossime generazioni, questa conquista è fondamentale e ci permette di avere regole ben definite per proteggere il nostro pianeta”, ha commentato il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani. 

L’ambiente è un diritto di tutti e la sua tutela, entrata nella Costituzione, è il principio cardine attorno cui far ruotare la ripartenza del Paese per questa e per le future generazioni. Quest’ultimo è un passaggio significativo che sposta il focus dell’utilità immediata ed inserisce nel dibattito culturale, politico, sociale ed economico una prospettiva di utilità di lungo periodo e di autentica sostenibilità intergenerazionale.

Un’ulteriore dimostrazione dell’interesse delle Istituzioni nei confronti della tutela dell’ambiente e della biodiversità con l’auspicio, di recente espresso dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che tutti (Parlamento e Paese) si mettano al lavoro per un’Italia “impegnata nella difesa dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e consapevole delle responsabilità nei confronti delle future generazioni”.

Si tratta di una riforma che andrà ad impattare anche sulla finanza sostenibile che si ‘interfaccia’ con le aziende per ridurre gli impatti negativi e accompagnarle in percorsi virtuosi di sostenibilità.

La modifica, confermativa di una nuova visione socioculturale, è stata accolta positivamente da coloro che si auspicano possa ispirare le mosse legislative future.

Non manca chi ritiene utopistico, con i presupposti attuali, un immediato cambio di rotta per riuscire, di fatto, a subordinare le attività economiche alla salvaguardia dell’ambiente.

E’ un primo passo, cui dovranno seguire le azioni tangibili, tutti quei cambiamenti necessari affinché il rafforzamento della sostenibilità sociale e ambientale  (ad esempio attraverso la promozione di iniziative per il monitoraggio dell’impatto ambientale, per l’efficientamento energetico e per la riduzione delle plastiche e/o lo sviluppo di campagne di educazione alimentare) diventino parte sempre più integrante della strategia, della cultura e delle operazioni quotidiane di tutti per contribuire al raggiungimento degli SDGs.

 

Paola Cavallero

Senior Associate Lawyer at Mainini & Associati

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