Ondate di calore: ecco quali lavoratori sono più a rischio e come proteggerli
Le estati italiane sono sempre più roventi. Con temperature che superano i 40 gradi e ondate di calore che durano anche diversi giorni, il caldo estremo non è più solo un fastidio stagionale: è diventato un vero e proprio rischio per la salute, soprattutto per chi lavora. In questo contesto, la sicurezza sul lavoro assume un significato ancora più urgente, richiedendo interventi mirati e consapevolezza diffusa.
Un’estate sempre più estrema: il caldo diventa un pericolo per la salute sul lavoro
Secondo i dati del Ministero della Salute e dell’INAIL, le ondate di calore sono tra i fenomeni climatici più pericolosi per i lavoratori, poiché possono causare malori improvvisi, colpi di calore, disidratazione e nei casi più gravi anche decessi. Il cambiamento climatico sta accentuando questi rischi, rendendo le estati italiane più lunghe, calde e imprevedibili.
Chi rischia di più? I settori più esposti alle alte temperature
I lavoratori più esposti al rischio di stress termico sono principalmente quelli che operano all’aperto o in ambienti non climatizzati. Tra i settori a maggior rischio:
- Edilizia e cantieri: operai e manovali che lavorano su impalcature o all’aperto sotto il sole cocente;
- Agricoltura: braccianti e raccoglitori esposti per ore nei campi;
- Raccolta rifiuti e igiene urbana: addetti che svolgono turni estivi in città roventi;
- Industria e manifattura: operai in capannoni o reparti produttivi non ventilati;
- Forze dell’ordine, vigili del fuoco, protezione civile: spesso in servizio operativo anche nei momenti più critici;
- Addetti al turismo e alla ristorazione: in cucine o strutture balneari, dove l’umidità e le alte temperature si sommano.
I segnali da non sottovalutare: quando il corpo chiede aiuto
La prevenzione parte dal riconoscimento dei sintomi. I segnali tipici di un colpo di calore o di un malessere da caldo includono: vertigini, sudorazione eccessiva, crampi muscolari, nausea, tachicardia, fino alla perdita di coscienza. È essenziale che ogni lavoratore sia in grado di riconoscere questi sintomi e fermarsi tempestivamente, chiedendo aiuto.
Le responsabilità del datore di lavoro secondo la normativa vigente
La legge italiana impone al datore di lavoro l’obbligo di tutelare la salute dei propri dipendenti. In base al D.Lgs. 81/2008 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, devono essere adottate misure specifiche nei periodi di forte calore, come:
- rimodulazione degli orari di lavoro (lavoro nelle ore più fresche),
- pause più frequenti,
- fornitura di acqua e indumenti traspiranti,
- formazione adeguata sui rischi termici.
Strategie di prevenzione: cosa possono (e devono) fare aziende e istituzioni
Le buone pratiche possono fare la differenza. Alcuni esempi:
- uso di tende, tettoie o sistemi di ombreggiamento nei cantieri;
- installazione di ventilatori o climatizzatori nei luoghi chiusi;
- distribuzione gratuita di acqua fresca;
- attivazione di piani straordinari in caso di allerta caldo da parte delle Regioni e della Protezione Civile.
Anche i sindacati chiedono ormai con forza protocolli nazionali per sospendere il lavoro in condizioni climatiche estreme.
Il ruolo della formazione e della consapevolezza
Spesso, la mancata conoscenza dei rischi legati al caldo è il primo nemico. Formare i lavoratori – e i datori di lavoro – sull’importanza della prevenzione è cruciale. Anche una semplice comunicazione interna, un volantino informativo o un briefing settimanale possono aiutare a salvare vite.
Tutelare i lavoratori significa difendere la dignità del lavoro
Il caldo estremo non può più essere considerato un imprevisto. È una realtà con cui convivere, ma non da accettare passivamente. Tutelare chi lavora, soprattutto nei settori più esposti, significa proteggere non solo la salute ma anche la dignità del lavoro. E in un Paese come l’Italia, dove il lavoro manuale è ancora il motore di tanti settori strategici, ignorare il problema sarebbe un errore imperdonabile.