Morì di mesotelioma ma non fu informato: l'Ospedale di Palermo condannato. La Corte d'Appello conferma la sentenza.
La Corte di Appello di Palermo condanna l’Ospedale dello stesso capoluogo siciliano per aver violato il diritto del Sig. Giuseppe Canino alla dignità e all'autodeterminazione. La sentenza ha stabilito anche il diritto alla liquidazione di un risarcimento di 30 mila euro alla famiglia dell’operaio deceduto dieci anni fa per l'esposizione all'amianto.
Sapere è un diritto fondamentale, parte integrante della dignità di una persona, anche e soprattutto di fronte alla malattia. Lo ha stabilito in via definitiva la Corte d'Appello di Palermo, che ha confermato la condanna di un'azienda ospedaliera del capoluogo siciliano per non aver informato un suo paziente, Giuseppe Canino, della diagnosi di mesotelioma, difeso dall’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e Osservatorio Vittime del Dovere. A dieci anni esatti dalla sua scomparsa, la giustizia riconosce che a quell'operaio e alla sua famiglia fu negata la possibilità di affrontare con consapevolezza l'ultimo tratto della sua vita.
La vicenda giudiziaria ha visto la Corte respingere l'appello dell'ospedale e confermare la responsabilità dell’Ospedale di Palermo. La sentenza di primo grado del tribunale di Palermo è diventata così definitiva, obbligando la struttura sanitaria a un risarcimento di 30 mila euro in favore della famiglia Canino per la lesione del diritto all'autodeterminazione. L'azienda è stata inoltre condannata al pagamento delle spese legali per oltre 6.700 euro.
La storia di Giuseppe Canino
Giuseppe Canino, operaio di una nota azienda già condannata per i danni legati all'esposizione all'amianto, si è spento il 25 giugno 2015. Secondo i giudici, il ritardo colposo nella diagnosi e, soprattutto, la mancata comunicazione della stessa, hanno privato Canino e i suoi cari di un tempo prezioso. Un tempo che avrebbero potuto usare per compiere scelte personali e terapeutiche, per prepararsi e vivere con maggiore dignità e consapevolezza la fase terminale della malattia.
"Questa sentenza non è solo un pronunciamento legale, ma un messaggio di civiltà: il diritto a sapere è parte del diritto a vivere con dignità, fino all'ultimo istante", ha commentato l'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), che ha assistito legalmente gli eredi, la moglie Dorotea Gambino e i figli Luigi e Carmela Canino.
Il caso tocca due nervi scoperti del rapporto tra sanità e cittadino: il valore umano della verità nella relazione medico-paziente e il dovere giuridico di trasparenza che incombe su ogni struttura sanitaria. La Corte, nel suo pronunciamento, ha ribadito che il diritto del paziente a essere informato non è una mera formalità burocratica, ma un pilastro del diritto alla salute e all'autodeterminazione personale.
"Nel caso di Giuseppe, non solo la diagnosi è arrivata in ritardo, ma al paziente è stato negato il diritto di sapere. È una ferita profonda alla dignità umana", ha concluso Bonanni. "La Corte di Palermo ha ricordato che il dovere di informare è un atto di rispetto verso la persona, verso la sua libertà di scegliere, e verso la vita stessa". Una decisione che parla al cuore della sanità italiana, riaffermando un principio essenziale: la cura passa anche attraverso la trasparenza e la parola.
Il ruolo dell'Osservatorio Nazionale Amianto
In questo contesto complesso, l'azione dell'Osservatorio Nazionale Amianto, presieduto dall'Avv. Ezio Bonanni, è più cruciale che mai. L'ONA offre un'assistenza completa e gratuita, agendo su più fronti per tutelare le vittime dell'amianto.
Sul piano della prevenzione, l'ONA si batte per la bonifica dei siti contaminati, unica via per azzerare il rischio di nuove esposizioni, e promuove la sorveglianza sanitariaper gli ex esposti, fondamentale per una diagnosi precoce.
Il cuore dell'impegno dell'ONA è però l'assistenza legale e medica. L'associazione mette a disposizione un team di avvocati e medici legali specializzati nel dimostrare il nesso causale tra l'esposizione all'amianto e l'insorgenza del cancro polmonare. Questo supporto è decisivo per ottenere il riconoscimento di malattia professionale da parte dell'INAIL, che dà diritto a un indennizzo, e per avviare le azioni legali per il risarcimento dei danni contro i datori di lavoro responsabili.
L'ONA APS, attraverso il suo sportello online e la sua rete di sedi territoriali, fornisce inoltre consulenze mediche, orientando i pazienti verso i centri di cura più qualificati e offrendo un sostegno psicologico per affrontare il difficile percorso della malattia. Un impegno a 360 gradi che garantisce alle vittime e alle loro famiglie di non essere lasciate sole nella lotta per i propri diritti e per la propria salute. Per tutti coloro che sono stati esposti a potenti cancerogeni l’associazione offre un servizio di consulenza gratuita al numero verde 800 034 294 e tramite i form online.
Fonte: Osservatorio Nazionale Amianto