Raffaella Ambrosino: avanti con passionalità e dignità
Cantante è sostantivo invariante per genere, forse perché in verità sarebbe dovuto essere femminile e i colleghi maschi si sarebbero risentiti; direttrice o direttore è discussione divenuta attuale, scagliata come un sasso, sia pure avvolto in pajettes dal palco dell’Ariston nazionalpopolare per eccellenza. Non voglio infiammare una polemica, tanto meno chiosare sulle dichiarazioni di una donna artista di successo che ha anche scelto di mettersi in gioco manifestando opinioni.
La mia riflessione sul ruolo femminile nella società odierna è dettato e disegnato di sicuro dalla mia esperienza per ogni passo percorso in nome di ciò che si vuole raggiungere.
Il cuore e l’anima del mio pensiero obbligano a ricordarmi di non fare mai, ma di essere sempre.
Purtroppo però troppe volte questo essere donna, definita emancipazione, infastidisce, diciamo cosi, il genere maschile.
Allora è a questo punto che noi donne bisogna lavorare più degli altri per ottenere ciò che dovremmo già avere.
Nella mia vita intrecciata alla carriera, sono voluta essere fino in fondo donna e madre, ma non ho rinunciato ad essere cantante, attrice, organizzatrice e manager tout court e sono convinta che il non inseguire modelli mascolinizzati o per contro, da bambola in vetrina, mi ha aiutata ad esprimermi come artista, senza distrarre energie per assumere atteggiamenti o costruire modelli comportamentali.
Ci vuole coraggio ma un’ artista costruisce la sua carriera con i No!
Non credo però di essere stata un esempio capace di modificare gli atteggiamenti della società, non sarò io a demolire i pregiudizi di un diffuso maschilismo che vuole che ogni critica artistica positiva rivolta debba seguire o essere preceduta da un'avversativa che in qualche modo si riferisca al genere o peggio ancora, in positivo o in negativo, al suo aspetto fisico; non sono un influencer, resto una donna come tante, che però ha deciso di non venire mai a patti per affermare la propria personalità e il proprio talento.
Mezzo millennio ci separa da Giulia De Caro o Ciulla della Pignasecca, che, prima impresaria oltre che cantante, doveva subire definizioni maschiliste e offensive, al punto che di lei, una vera pioniera nel campo del management artistico, nell'elogio lo storico Confuorto scrisse: «È morta... ove abitava col suo marito Lucio Mazza. ..... la famosa un tempo puttana e canterina Giulia De Caro....seppellita miserabilmente nella Parrocchia del suddetto casale, sola con quattro preti. Una che al tempo del suo puttanesimo dominava Napoli».
Ho cantato e raccontato tanto le arie della Ciulla…. Due numi tiranni…
Oggi si usano altri termini, regna una maggiore ipocrisia, ma le campagne di odio sono più devastanti grazie alla diffusione sui Social: di un uomo si additano gaffe, strafalcioni e ignoranza, di una donna si prende di mira il bersaglio grosso della moralità, della condotta sessuale.
Ho sempre difeso la mia libertà di donna fin da quando ho iniziato la carriera da giovanissima, e non lo dico per sottrarmi gli anni di cui vado fiera, ma solo per giustificare con una dose di adolescenziale incoscienza le mie fortunate ma faticate prime esibizioni sul palcoscenico.
Era stato mio zio Gennaro Ambrosino, primo oboe dei Berliner Philharmoniker con Herbert von Karajan, ad avviarmi alla musica, prima che proseguissi, fino in fondo, al Conservatorio G.Verdi di Milano e all’Accademia per artisti del Teatro alla Scala
Il Teatro Massimo di Palermo ha salutato il mio debutto in La serva Padrona di G.B.Pergolesi, diretta dal maestro Rizzi Brignoli, poi un’ ininterrotta carriera che mi avrebbe portata ad essere diretta da Z. Mehta, D. Oren, R. Palumbo, M. Jurowski, N. Bareza, G. Pehlivanian, R. Rizzi Brignoli, M.Garrido, P. Morandi, al Teatro San Carlo di Napoli, al Carlo Felice di Genova, al Petruzzelli di Bari, al Maggio Fiorentino, al Verdi di Salerno.
Cantante sempre, ma anche attrice e con Massimo Troisi e Anna Magnani a ispirarmi lungo la mia carriera: un grande concittadino e una grande donna che è stata e rimane esempio di passionalità e di dignità per tutte e tutti.
Sono stata fortunata?
Sì, ho ricevuto doni dalla natura, dal Signore, se si preferisce, ma la sorte è stata generosa soprattutto permettendomi di salire sul palco con i miei tre figli, tutti dotati di grandissima musicalità e il più piccolo con il dono della combattività, della perseveranza a dispetto degli ostacoli che il destino lo ha obbligato a superare.
E ora avanti ancora, da madre, donna, cantante attrice e organizzatrice di eventi e … un progetto dal grande valore sociale di cui sono stata ideatrice e che realizzerò nella città mia e di Massimo Troisi, nel ricordo di un altro grande amico che manca a tutti: Ezio Bosso.
Raffaella Ambrosino
Mezzosoprano