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Marco Bacini: corriamo velocemente per ricostruire l'Italia

Mai come in questo momento storico serve essere uniti e coesi, momento in cui tante sono le parole che affollano i nostri telegiornali e i nostri social media: Ricostruzione, Innovazione, Rilancio, parole che ritornano sempre dopo gravi crisi economiche e non solo, parole che necessariamente alimentano un modello di cambiamento e segnano come una specie di spartiacque tra quello che c’è stato prima (della pandemia) e quello che ci sarà.

"Iuravit In mea verba tota Italia sponte sua". Così nasce la nostra nazione, sono le parole tratte dalle "Res Gestae divi" di Augusto. A chi crede che l'Italia abbia “solo” 160 anni, (ieri 17/03 era l’anniversario dell’Unità) rispondiamo che la nostra nazione come Unità nasce al tempo di Augusto. In seguito, con la caduta dell'Impero Romano, quest'unità venne dimenticata. Ma la memoria rimase viva nel cuore degli intellettuali, degli scrittori e dei poeti di ogni tempo.

È addirittura da prima di Augusto che esiste l'idea dell'Italia. È stato Giulio Cesare a inventare l'idea di Occidente. Noi abbiamo tutto questo alle spalle e non possiamo perderlo. Il grande rogo della civiltà romana si è trasformato in una fiammella che non si è mai spenta ed è arrivata al Risorgimento, e lì ha consentito di ritrovare un'Unità che, per secoli, a colpi di divisioni e di invasioni ci è stata negata.

E mai come in questo momento storico serve essere uniti e coesi, momento in cui tante sono le parole che affollano i nostri telegiornali e i nostri social media: Ricostruzione, Innovazione, Rilancio, parole che ritornano sempre dopo gravi crisi economiche e non solo, parole che necessariamente alimentano un modello di cambiamento e segnano come una specie di spartiacque tra quello che c’è stato prima (della pandemia) e quello che ci sarà.

“Niente sarà più come prima”, spesso lo abbiamo sentito dire dopo gravi crisi economiche, per sottolineare i cambiamenti rispetto al passato anche se  normalmente poi ci sono sempre state fasi di assestamento.

Per questa crisi indotta dalla pandemia però la frase sembra essere proprio reale: una crisi radicalmente diversa da tutte le altre, non assimilabile nemmeno ad una guerra, perché è allo stesso tempo crisi sociale e crisi economica.

Una crisi che ha modificato modelli di comportamento radicalizzati da tempo, che ha modificato la modalità di relazione tra le persone, e ha completamente azzerato alcune categorie di lavoratori, ha perfino indotto un nuovo modo di formare le generazioni future con la didattica a distanza.

Una crisi che ha dato una fortissima spinta all’utilizzo massivo e diffuso di tecnologie digitali, evidenziando in Italia (ma non solo) i problemi derivati da un forte “digital divide” strutturale tra nord e sud, ma anche di competenze.

Ha cambiato i modi della socialità, e sono cambiati anche gli equilibri e i rapporti tra Stati, pensiamo all’ulteriore balzo in avanti della Cina, che prima nazione ad identificare il virus è stata anche la prima a ricominciare a correre economicamente.

Per l’Italia è il momento del coraggio. È il momento di aspettare con responsabilità che passi la fase acuta e contemporaneamente elaborare una ripresa e una strategia.

Nonostante le indiscutibili preoccupazioni economiche per la sospensione di moltissime attività, lo spirito dinamico degli italiani si riflette sempre nell’elaborazione di nuove idee per ripartire e questo è un messaggio che si intercetta anche dal numero sempre crescente di nuove startup (innovative). Gli italiani nei momenti di difficoltà sanno sempre tirar fuori risorse inimmaginabili. Una parola che oggi va tanto di moda è resilienza, e senza volerle affidare una connotazione politica identifica esattamente l’attitudine innata degli italiani.

Sono anni che combatto per trasferire l’importanza dello sviluppare competenze digitali alle diverse categorie, e questa crisi ha evidenziato, ove ce ne fosse stato ulteriore bisogno, ancor più come vi fosse un’Italia a due velocità: l’Italia di persone con competenze digitali che dopo una prima fase di difficoltà sono riuscite a ripartire e l’Italia di chi queste competenze non le aveva ed è in sofferenza ancora adesso.

Da marzo 2020 la tecnologia ci ha insegnato in maniera brusca e decisa che si poteva affermare un nuovo modo di lavorare, basato sulla fiducia e sulle relazioni e che era però necessario elevare le competenze digitali.

Lo “smart working” che da noi era utilizzato da una percentuale esigua di aziende, non finirà al termine della pandemia ed è un qualcosa su cui tutti dobbiamo riflettere perché a causa di questo cambieranno anche equilibri tra centri e periferie delle città e cambieranno i modelli di impresa tradizionali.

L’Italia dovrebbe puntare con coraggio proprio sullo sviluppo delle nuove competenze, prevedendo investimenti significativi e trasversali.

Questo non significa che non si tornerà a stare insieme, anzi, dopo questo isolamento forzato ci sarà una gran voglia di aggregazione, la socialità “fisica” tornerà ad avere importanza, ma l’eredità della pandemia sarà quella di un’accelerazione tecnologica della società e del modo di lavorare che altrimenti non avremmo avuto se non che in un periodo di almeno dieci anni di tempo.

Un’altra cosa importante che abbiamo capito, un’ultima riflessione, è che si può vivere ed essere produttivi anche con meno mobilità: e questo è un messaggio forte anche e soprattutto in relazione alle tematiche ambientali che sono sempre più in primo piano nell’agenda politica degli Stati.

Io sono orgoglioso di essere italiano a prescindere da governi o partiti, e sono convinto che torneremo anche noi come Nazione a correre velocemente.

Amate l’Italia, lo merita e siate pronti a ricostruire il paese intercettando nuovi spazi di crescita e nuove opportunità che ogni giorno si presentano e aspettano solo di essere intercettate.

 

Marco Bacini

Chief Executive Officer

MB Group of Companies

 

 

 

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