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Stefano Potortì: brevi riflessioni di un imprenditore italiano a Londra

Ricordo che quando ho studiato economia all’università uno dei primi insegnamenti e’ stato quello sull’importanza di programmare a breve, medio e lungo termine. Una regola semplice che in un certo senso mi dava anche sicurezza sul futuro. Disegna la rotta, seguila e le cose andranno bene. Ogni tanto nella storia dell’uomo avvengono però degli eventi imprevisti ed imprevedibili, di enorme portata, che di colpo fanno traballare le nostre certezze.

L’emergenza pandemica che stiamo vivendo a livello globale da oltre un anno è decisamente una di queste. Passato il momento di shock iniziale è ora più che mai fondamentale pensare a cosa fare per ripartire cercando di non rimanere legati alle dinamiche in cui abbiamo operato sinora.

Ancora prima della pandemia il mondo stava attraversando un grosso cambiamento con l’avvento di nuove tecnologie, l’uso dell’intelligenza artificiale e lo spostamento dell’asse economico mondiale.

Occorre ora concentrarsi sul futuro e costruire le fondamenta per la ripartenza.

Il Paese Italia ha oggi più che mai un’opportunità per un rilancio ed una ricostruzione, menzionati per anni ma mai realmente attivati. La sfida più importante sarà quella di riuscire a fare un cambio di passo mentale. 

Avendo vissuto per quasi vent’anni a Londra ho potuto apprezzare la pragmaticita’ e la semplicità di questo sistema, da cui si potrebbero attingere poche e semplici azioni che farebbero la differenza. Ritengo che siano tre i punti fondamentali:

  1. Burocrazia
    • Nel Regno Unito la burocrazia è ridotta al minimo ed è basata sul principio della buona fede. Semplificare le procedure consente non solo di risparmiare tempo e soldi ma, soprattutto, di rendere più facile la programmazione futura. La burocrazia italiana è decisamente più complessa e la sua riforma diventa oggi più che mai un passaggio obbligato per la ripartenza. Occorre ripensare regole e ruoli ma soprattutto occorre un approccio mentale diverso.
    • Per fare capire quanto sia snello l’apparato burocratico del Regno Unito si possono citare le azioni promesse ed implementate a supporto delle aziende durante la pandemia. In una nazione in cui la cassa integrazione non è mai esistita, è stato messo in piedi, in tre settimane dall’annuncio, un sistema di supporto (a tutti gli effetti una cassa integrazione) pagato interamente dal governo e basato sulla registrazione delle aziende su un portale che da subito si è distinto per efficienza e semplicità di utilizzo.  I soldi venivano inviati alle aziende prima di dovere pagare i dipendenti. Anche qui si e’ partiti dal principio della buona fede e del dovere intervenire in maniera rapida con misure chiare ed efficaci. Ridurre la burocrazia in Italia deve diventare uno degli obiettivi fondamentali per il futuro. Per farlo occorre tempo e voglia. E’ una di quelle cose che se iniziate adesso porteranno i primi frutti tra qualche anno.
  1. Tassazione
    • Il Regno Unito ha potato per una politica che prevede una tassazione per le imprese decisamente favorevole. Relativamente bassa in percentuale, ma che si applica sulla totalità delle aziende ed ha come effetto finale un montante più alto rispetto ad una tassazione elevata in percentuale ma che, per motivazioni storiche, non agisce sulla totalità delle attività.
    • Ovviamente l’applicazione di questo principio parte dalla consapevolezza del singolo che sia essenziale pagare poco ma pagare tutti. È importante in questo caso creare una coscienza d’impresa nel pagare le tasse. Sempre a seguito dell’emergenza pandemica e di tutti gli investimenti fatti a supporto delle imprese è stato comunicato che nel 2023 le tasse per le aziende cresceranno dal 19% al 25% per coprire parte dei costi sostenuti. La reazione delle imprese è stata di condivisione delle scelta fatta, consapevoli che il supporto dato dal Governo al momento è fondamentale per la sopravvivenza di molti comparti ed e’ quindi normale “ripagare” quando la tempesta sarà passata.
  1. Marketing
    • L’Italia è un paese con un patrimonio storico, paesaggistico ed enogastronomico unico al mondo ma, con le dovute eccezioni, vive nel paradosso di avere il prodotto di eccellenza non avendo trovato il canale ottimale per promuoverlo al meglio.  Mi spiego. La prima volta che sono arrivato a Londra ho sentito subito parlare del famoso London Wall (resti del muro costruito da ai tempi dell’Impero Romano). Abituato ai monumenti italiani forse le mie aspettative erano troppo alte ma sono rimasto abbastanza deluso. Nonostante ciò ho osservato con sorpresa come ci fossero centinaia di turisti a visitarlo. Ci ho messo un po’ a capire quale fosse la ragione ed alla fine ho capito che la chiave di tutto era il marketing, in cui i sudditi di sua maestà sono maestri.
    • Se dovessi dare un unico suggerimento sarebbe quello dare ad un team inglese il compito di fare il marketing estero del brand Made in Italy con tutte le sue sfaccettature.

In sintesi, basterebbero la semplicità e la chiarezza per creare una solida base per la ripartenza del nostro amato Paese.

 

Stefano Potortì

Imprenditore Italo-Britannico e Presidente Confassociazioni UK

 

 

 

 

 

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