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FondItalia: formazione per la ripartenza

Pianificare la ripresa, con un serio programma di investimenti nelle politiche attive del lavoro. Incrementare nei lavoratori soprattutto quelle competenze – digitali, tecnologiche, innovative – necessarie alle conversioni aziendali. Operare sulla trasformazione e la conversione digitale significa ripartire, dunque, dai lavoratori nei luoghi di lavoro, puntando molto, ancora una volta, sulla leva strategica della formazione per il trasferimento di conoscenze e l’incremento di nuove competenze e rappresenta una reale e sostanziale opportunità sopravvivenza per le PMI.

Il -8,8%, calo del Pil italiano registrato nel 2020 in una stima provvisoria dell’Istat, e il +9% del tasso di disoccupazione rispetto all’anno precedente (dato, peraltro, ancora approssimativo, se si pensa al blocco dei licenziamenti ancora in vigore) sono i punti dai quali partire per provare ad immaginare gli scenari del lavoro e della formazione nel 2021.

A queste questioni di ordine numerico, si aggiungono altre di tipo qualitativo, come lo storico disallineamento tra le competenze professionali e le richieste del mercato del lavoro, che ha sempre rappresentato una minaccia per la crescita della produttività nel nostro Paese e che certamente precede l’attuale situazione socioeconomica conseguente all’emergenza sanitaria.

Operare per la ri-costruzione significa, dunque, intervenire su problematiche di tipo strutturale, rivedendo il sistema educativo e l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro; significa programmare una formazione permanente con lo scopo di aggiornare competenze che, in un mondo che cambia così rapidamente, diventano obsolete nel giro di pochi anni.

Ed in questo particolare e delicato periodo storico, caratterizzato dalla grave crisi economica che fa seguito alla pandemia, significa investire con rinnovato impegno sul capitale umano per la ripartenza del Paese.

Il mercato post Covid vedrà un probabile incremento della richiesta di professionisti legati a settori destinati a gestire investimenti rilevanti, come il digitale, la tecnologia, la sostenibilità e l’agricoltura: bisognerà formare esperti di gestione dell’energia, di contadini 4.0 con solido know how in tecniche di agricoltura sostenibili, ma anche di installatori di impianti energetici o di condizionamento a basso impatto ambientale, chimici, etc.

Professionisti che contribuiranno a rilanciare, vedremo in quale misura, l’economia del Paese. Ma che per farlo dovranno acquisire competenze adeguate.

Il rischio di una vertiginosa ascesa della disoccupazione è forte” ha dichiarato Egidio Sangue, direttore di FondItalia. “Bisogna pianificare la ripresa, con un serio programma di investimenti nelle politiche attive del lavoro per quanto riguarda la profilazione, la riqualificazione, la formazione, la certificazione delle competenze e il ricollocamento dei lavoratori, in particolare di quelli più a rischio, come i lavoratori a basso profilo, le donne, i giovani e gli over 50. L’attuale scenario rappresenta anche una grande opportunità per l’implementazione e il rafforzamento di un sistema per le Politiche attive, in cui i Fondi Interprofessionali, forti del loro rapporto con imprese, lavoratori, parti datoriali e sindacali, enti di formazione, possono svolgere in un ruolo centrale, mettendo a disposizione di imprese, lavoratori ed istituzioni, tutta la loro consolidata esperienza, per promuovere una formazione in grado di mantenere alta l’occupabilità dei lavoratori a favore di eventuali conversioni aziendali e a sostegno di una rigenerazione complessiva del sistema produttivo del Paese”.

 

Le proposte di FondItalia

FondItalia e l’Avviso FEMI 2021.01

FondItalia, dal canto suo, ha inteso mettere in campo tutte le proprie risorse, per consentire a tutti le imprese aderenti, in particolare piccole e micro, di realizzare progetti formativi per i propri collaboratori.

Già lo scorso novembre, FondItalia ha deliberato 6 milioni di euro come dotazione economica iniziale, con possibilità di rifinanziamento, per l’apertura dell’Avviso FEMI 2021.01.

A durata annuale e articolato in 6 Sportelli, uno ogni due mesi per facilitare una programmazione a lungo termine delle attività formative e assicurare tempi ridotti per l’erogazione del finanziamento, l’Avviso sostiene tutte quelle attività di formazione volte all’aggiornamento e al mantenimento delle competenze, all’adozione di nuovi modelli di gestione aziendale, allo sviluppo delle abilità personali, all’introduzione di elementi di innovazione tecnologica, all’incremento della conoscenza del contesto lavorativo e delle competenze linguistiche, al supporto all’internazionalizzazione e a un’evoluzione delle competenze digitali e tecnologiche in chiave green economy.

Prevede la misura permanente di abolizione della percentuale del co-finanziamento da parte delle imprese, (apporto proprio pari allo 0% del finanziamento richiesto per le imprese che optino per Aiuti di importanza minore “De minimis”) come provvedimento FondItalia conseguente alle misure adottate per il contrasto sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus COVID-19.

Il valore aggiunto dell’Avviso FEMI 2021.01: la sinergia con il Fondo Nuovo Competenze

In particolare, l’Avviso FEMI 2021.01 ha previsto un ulteriore asse formativo – l’Asse FNC – per il finanziamento di Progetti formativi le cui imprese destinatarie intendano avvalersi anche delle risorse del Fondo Nuove Competenze, avendo stipulato gli accordi collettivi di rimodulazione dell'orario di lavoro per mutate esigenze organizzative e produttive dell'impresa e stabilendo che parte dell'orario di lavoro sia finalizzato alla realizzazione di appositi percorsi di sviluppo delle competenze del lavoratore.

Il Fondo Nuove Competenze, che ha raggiunto una dotazione complessiva a 730 milioni di euro, consentirà, infatti, alle imprese di qualunque settore e dimensione, di rimodulare temporaneamente l’orario di lavoro e di utilizzare una parte di esso per far svolgere ai dipendenti attività di formazione e riqualificazione, senza alcun onere aggiuntivo per le aziende, perché il costo aziendale del personale impegnato nella formazione è totalmente a carico dello Stato.

Mediante la sottoscrizione di accordi collettivi a livello aziendale o anche territoriale, imprese e sindacati potranno così, a fronte di mutate esigenze organizzative e produttive dell’impresa, consentire l’implementazione delle competenze dei lavoratori senza alcuna diminuzione della retribuzione – come accade invece con la Cassa integrazione – generando un evidente duplice vantaggio, economico e di sviluppo aziendale.

È il Fondo Nuove Competenze a coprire, dunque, la retribuzione e i contributi previdenziali e assistenziali in riferimento alle ore che il lavoratore ha impiegato in attività formative, mentre i costi relativi agli interventi formativi restano a carico dei Fondi Paritetici Interprofessionali o di eventuali specifici avvisi emanati dalle Regioni.

Il contributo dell'Osservatorio sulle trasformazioni del mondo del lavoro e della formazione continua promosso da FondItalia

Da una ricerca condotta nei mesi scorsi dall’Osservatorio sulle trasformazioni del mondo del lavoro e della formazione continua, il tavolo di lavoro permanente promosso da FondItalia, in collaborazione con rappresentanti datoriali, sindacali, università ed esperti del mondo del lavoro, mediante interviste a manager e titolari di aziende aderenti al Fondo, emerge una acquisita consapevolezza delle aziende riguardo al ruolo centrale delle nuove tecnologie nella loro attività: il 58% delle imprese è infatti orientato a investire in innovazione nei prossimi 3 anni e un complessivo 39% ha indicato come fattori che innoveranno i rispettivi ambiti le nuove tecnologie specifiche del settore, attrezzature e strumentazioni tecniche, software di nuova generazione e la comunicazione digitale.

È necessario incrementare nei lavoratori soprattutto quelle competenze – digitali, tecnologiche, innovative – necessarie alle conversioni aziendali, che consentano anche alle PMI di affrontare le sfide poste dalla pandemia” ha dichiarato Francesco Franco, presidente di FondItalia e rappresentante della parte datoriale del Fondo, costituita soprattutto da micro e piccole imprese. “Operare sulla trasformazione e la conversione digitale significa ripartire, dunque, dai lavoratori nei luoghi di lavoro, puntando molto, ancora una volta, sulla leva strategica della formazione per il trasferimento di conoscenze e l’incremento di nuove competenze e rappresenta una reale e sostanziale opportunità sopravvivenza per le PMI e una concreta possibilità per il lavoratore di riqualificarsi nel proprio settore o di formarsi per entrare in altri”.

 

Francesco Franco

Presidente di FondItalia

Egidio Sangue

Direttore di FondItalia

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